INTERVISTA AD ALBERTO RADIUS
* Gian Marco Carossino *
Una cosa inedita: a fine gennaio esce un cofanetto della RCA della Formula 3 in CD, tutte le registrazioni e la Formula 3 farà un disco per un concerto unico in formazione originale con Gabriele Lorenzi, Tony Cicco e con qualche altro musicista di aiuto. Devo andare giù a Roma per vedere se è una cosa fattibile. Io non credo mai nelle riedizioni però questa come concerto unico mi sembra interessante.
Dove si terrà questo concerto?
Non si sa. Ancora dobbiamo organizzarlo. Loro volevano farne uno a Roma e uno a Milano. Probabilmente si farà solo a Milano.
Tu hai suonato agli inizi della tua carriera con i Quelli quando Franco Mussida è andato via. C’è stato un periodo in cui avete suonato insieme?
No mai. Lui è partito per fare il militare in marina, due anni. Allora io stavo con un gruppo che si chiamava Simon & Pennies, un gruppo inglese. Loro mi hanno detto: vieni qua che c’è da lavorare e siccome con gli inglesi non andavo molto d’accordo in
quel periodo là, ho accettato e ho detto: sì però ragazzi quando arriva Francone non è che mi sbattete fuori un’altra volta?!
Tornato Francone, il giorno dopo ero già fuori! ( ride ). Però è andata bene perché poi dopo insieme al comune impresario Mamone ... diciamo che lui mi ha dato l’idea di fare il trio ... è nata la Formula 3 dalla mia fuoriuscita dai Quelli.
Come mai una formazione senza il basso?
La musica una volta era totalmente diversa, non è che ci si stava molto a pensare. Io avevo un abbassatore di ottava che allora era impensabile e avevo il primo sintetizzatore per chitarra che era il Condor della Hammond e, Gabriele usava con la sinistra una tastiera tipo piano Fender che si chiamava "busilacchio" e praticamente quando uno faceva il solo l’altro faceva la parte di basso. Abbiamo guadagnato di più anche ... eravamo in tre non in quattro, scusa ... (ride).
Il primo album della Formula 3 è stato prodotto da Lucio Battisti. Come è avvenuto il vostro incontro?
L’incontro è stato a Roma quando suonavamo insieme in un bar che si chiamava "I Professionisti", vicino a Piazza Cavour poi lui è andato a Milano e ci siamo persi di vista. Quando sono arrivato a Milano lui è venuto giù un paio di volte al "Paips" con Mogol e hanno detto "adesso apriamo una nuova casa discografica", che era la Numero Uno.
Siamo stati i primi artisti (ancora c’erano i muratori ...) e ci ha mollato subito un bel pezzo, "Questo folle sentimento", non era il più bello, però era un pezzo di "tiro" quindi siamo entrati subito in classifica. L’incontro con Battisti e stato così, poi dopo abbiamo lavorato un sacco insieme.
Tra l’altro voi l’avete anche accompagnato dal vivo.
Sì, abbiamo fatto due tournée, le uniche due tournée ... dieci serate e dieci serate abbiamo fatto. Una tournée scarsa perché gli impianti erano quelli che erano, lui ha una voce così ... e allora in sala di registrazione è un’altra cosa però dal vivo non andava bene ...
Abbiamo fatto anche delle belle figure ... di merda!
Rimanendo sull’argomento della vostra attività dal vivo, il lato B del 45 giri "La folle corsa" era realmente registrato dal vivo in concerto o dal vivo in studio?
Dal vivo in studio però dal vivo. C’era uno studio a Milano, adesso non c’è più, che era un vecchio cinema, dove provavano tutti quanti e c’erano cinquanta amici e abbiamo fatto il pezzo. Ma il pezzo non era così, era di due ore, poi abbiamo tratto quello da pubblicare. Infatti c’è un taglio che si sente proprio.
Dal punto di vista compositivo, i brani firmati Formula 3, a parte il "Dies Irae" che dà il titolo al primo album ...
... lo spunto era il Dies Irae classico poi dopo ci si lasciava andare all’improvvisazione molto volentieri...
... i vostri pezzi li abbiamo ritrovati nel terzo album dove mi sembra vi siete un po’ sganciati da Lucio Battisti ...
Quel long playing lì è nato sotto un’altra situazione perché abbiamo fatto il festival di Rio de Janeiro ...
... dove tra l’altro avete vinto il festival ...
... sì, dove abbiamo vinto il festival. Qua non l’hanno manco saputo, lo sai tu per caso ... un successo ... pensa, al Maracanazinho c’era questa sala con 20000 posti a sedere. C’erano Clyton Thomas, Blood Sweat & Tears, c’era proprio della gente incredibile, eppure questi qua non sono riusciti a comunicare con i brasiliani. Devo dire è stata una bella esperienza. E quel disco lì era stato fatto metà per questa situazione. Pensa, noi siamo andati lì, abbiamo vinto e non c’era il disco fuori! Ti dico l’improvvisazione dei tempi! Adesso prima di fare un disco uno prima ha la televisione e poi subito il disco dietro, con la pubblicità, se no è inutile farlo. Poi dopo invece abbiamo fatto un album quasi tutto nostro che era "La grande casa", che devo dire forse è uno dei più belli, a parte la composizione, però uno dei più curati, cercavamo chitarre acustiche elettrificate, "Ovation", sì un po’ più ... c’era "Cara Giovanna", questi pezzettini qua ... simpatici ...
Poi la rottura con la Formula 3 ...
Sì, mi ero stufato. Non mi piaceva più suonare con la Formula 3. Non mi divertivo più. Troppe discussioni per tutto dalla mattina alla sera ... E allora ho fatto il gruppo più bello del mondo che era "II Volo". Ma anche lì ... Lì siamo stati sfortunati, penso. Non abbiamo incontrato il periodo giusto ... se nascevamo magari sei mesi dopo ... Bellissimo comunque, ecco lì mi sono divertito. Quando abbiamo fatto l’ultima serata, mi ricordo, in un campo sportivo, eravamo commossi ... quando gli ho detto "ragazzi, qua andiamo a far le serate e paghiamo - perché non c’era mai una lira - e allora basta, non si può più!"
Il tuo primo album solo è, si può dire, il disco del "chitarrista" della Formula 3, a differenza dei successivi che hanno un’impronta musicale molto differente ...
No vedi, come si suona non importa. Qua c’era l’idea, a mio parere, di fare una jam
session.
In molti però aspettano da te adesso un disco dove la chitarra sia un po’ più presente ...
... e sarebbe un errore! L’importante è stare dietro le quinte. Per esempio, quando faccio i dischi all’inizio è tutta chitarra, poi levo, levo qua levo là, alla fine non c’è più niente ... (ride). Pensa, in "Leggende" ho chiamato altri chitarristi, c’era Bullen, c’era Farina, c’era uno di Roma, pagati io a mie spese perché non volevo più suonare la chitarra nei miei dischi, anche perché ognuno sa fare delle cose e allora ...
Qui si interrompe l’intervista perché Radius deve terminare il sound-check con il gruppo (I Cantautores).
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