Alla Nave di Harlock. Domani una serata dedicata al cantautore. Saranno presentati i due songbook Arcana scritti da Renzo Stefanel e Ivano Rebustini
Tanta musica e due libri nel nome di Lucio Battisti
A fianco degli autori ci saranno Massimo Cotto, Franco Zanetti, gli Avanzi di Balera, gli equiVoci e Giovanni A. Sechi. La «gueststar» Gae Manfredini
Una notte di musica dal vivo per presentare due libri che parlano di musica: combinazione perfetta, quella architettata per domani sera da Settima circoscrizione e Biblioteca di San Polo alla Nave di Harlock per tornare, ancora una volta, a indagare sul meraviglioso mistero battistiano.
Presentato ieri a palazzo Loggia alla presenza del sindaco Paolo Corsini e del presidente della Settima Pierluigi Pattini, l’evento della Nave comincerà alle 19.30 come un piacevole aperitivo in musica con buffet, e sarà ovviamente incentrato sulla presentazione dei volumi di Renzo Stefanel e Ivano Rebustini, alla quale parteciperanno Massimo Cotto, direttore della collana Songbook di Arcana, e il bresciano Franco Zanetti, decano dei critici musicali italiani, direttore di Rockol e battistiano doc.
E poi la musica: ci saranno i bresciani Avanzi di Balera, gli equiVoci, che qualche anno fa furono protagonisti di un progetto discografico (ideato da Zanetti) dedicato al Battisti del periodo Panella, Giovanni A. Sechi, e un gran finale con tutti i musicisti e due chitarristi di opposte generazioni, il veterano e redivivo Gae Manfredini e l’esordiente diciassettenne Gabriele Micucci. «È questo il messaggio più positivo della serata - ha detto ieri Ivano Rebustini nel corso della conferenza stampa -. L’abbiamo verificato anche giovedì sera durante la presentazione dei libri svoltasi a Padova: la musica di Battisti è ancora materia viva, se giovani musicisti indie come Alessandro Grazian, Fabio De Min, Megahertz si sono cimentati di buon grado con il suo repertorio».
D’accordo il sindaco Corsini, notoriamente grande fan di Battisti: «Ha rappresentato la colonna sonora della mia generazione, ma le sue canzoni hanno saputo andar oltre il rimpianto e la nostalgia, trasformandosi in occasioni perenni di rappresentazione di un sentimento, di uno spirito universali e senza tempo».
Da qui le tante iniziative finalizzate a celebrarlo e ricordarlo, che ora conoscono un nuovo, importante capitolo editoriale con i Songbook dell’Arcana. Due libri che avrebbe dovuto scrivere l’esperto Zanetti, il quale ha preferito cedere al padovano Renzo Stefanel e a Ivano Rebustini l’impegnativo compito di indagare fra le righe dei due periodi del cantautore.
Claudio Andrizzi
I volumi
La grande passione senza fare monumenti
Un tuffo dove l’acqua è più blu. La citazione mogoliana è doverosa dovendo iniziare a parlare di due libri che raccontano la lunga carriera del musicista di Poggio Bustone (se si parte da «Dolce di giorno» si arriva alla soglia dei 30 anni), ma anche la breve vita, visto che è morto a 55 anni.
Lucio Battisti è stato un personaggio che nel bene e nel male ha segnato un’epoca e ha costretto tutti a confrontarsi.
Ovviamente gli snob (e tra coloro che non hanno mai nascosto la passionaccia per il rock e i suoi epigoni ce ne sono molti) lo hanno sempre guardato con sussiego. Come potevano amare, del resto, uno che s’insediava ai primi posti nelle classifiche di vendita in modo stabile? Mentre per gli altri (ed erano tanti, come dimostrano, appunto, le classifiche) era un musicista di culto anche da vivo.
Il padovano Renzo Stefanel con «Ma c’è qualcosa che non scordo» e Ivano Rebustini, giornalista di «Bresciaoggi», con «Specchi opposti», analizzano le due vite musicali di Battisti, quella con Mogol e quella con Pasquale Panella.
Anzi, verrebbe da dire le tre vite, se si valuta anche quell’insolito intermezzo che è «E già», che il musicista firma con Velezia (la moglie Grazia Letizia Veronese) e sul quale, in «Specchi opposti», si esercita Luca Bernini.
DUE LIBRI che ricostruiscono, con arguzia e voglia di capire, una vicenda musicale importante, senza per questo voler essere un «monumento», senza la pretesa di mettere sul tutto la parola fine.
Del resto, Battisti poco si presta ai monumenti e alle consacrazioni anche se, negli anni, qualcuno ha cercato di collocarlo politicamente, da una parte o dall’altra.
Non ci si può dividere le spoglie come qualcuno sta facendo di Giorgio Gaber dedicandogli palazzetti e strade (ma chissà che faccia farebbero questi assessori, di destra o di sinistra, se alla cerimonia dell’intitolazione qualcuno cantasse «Io se fossi Dio»).
SIAMO davanti, invece,a due dichiarazioni d’amore, scritte con un linguaggio ricco e pieno di riferimenti, fatte da giornalisti che non si sono limitati a rileggere Battisti, ma hanno cercato di capire quanto (ed è tantissimo) di Battisti è ancor oggi vivo e vitale.
La scelta degli autori non è stata casuale, come ci tiene a precisare Franco Zanetti, che ha coordinato il lavoro. «Cercavo due giornalisti non logorati dall’abitudine, inquinati dal rapporto con la discografia, sfiancati dalla routine. E poi, Rebustini e Stefanel scrivono bene: non di "mestiere", ma ancora, e vivaddio, "per passione". Anche passione per la musica, naturalmente». Ed è questa passione che si coglie in ogni riga.
T.Z.